Il mio non è un metodo “addestrativo”, ma educo la coppia cane-proprietario secondo l’approccio cognitivo zooantropologico, che vede il cane come un essere vivente capace di ragionare, emozionarsi, desiderare e come punto di partenza e arrivo, “la relazione” che viene a crearsi.
Punto sul “rinforzo positivo”, che non vuol dire semplicemente dare al cane un biscotto quando si comporta bene, bensì donargli l’ampia approvazione del proprietario, che per lui diventa il premio più ambito e gratificante.
Fornisco ovviamente gli strumenti di base per una corretta gestione del cane, ma non faccio percorsi di “obbedienza”. Il cane fa parte del nucleo familiare, vanno date regole di convivenza chiare, creata una “base sicura” da parte del proprietario, che diventerà un referente solido, con coerenza e rispetto.
Nella società di oggi, dove i cani nelle città sono in continua crescita, il mio compito è di “consulenza globale”, per dare risposta ai bisogni del quattro zampe, nelle sue diverse espressioni individuali o di razza, e per il proprietario, per arrivare ad una convergenza di stili che valorizzi il benessere condiviso nello stare insieme. Attraverso degli esercizi che sono delle vere attività evolutive e mostrando le corrette prassi di gestione quotidiana, cerco di integrare il cane nella sua famiglia, ma fungo da “intermediario”. Il vero educatore del cane è sempre il proprietario.
Mi piacciono tutti i cani, però ho un’empatia più forte con i jack-russel terrier e i cani pastori, li trovo fantastici nelle loro diversità: i primi perché sono esattamente come me, testardi e pieni di energia, i secondi perché accudiscono, proteggono, un’altra caratteristica in cui mi ci ritrovo pienamente.